lasciarsi sorprendere

 

Bentornati ad un altro articolo del mio blog. Oggi non voglio parlarvi di tecniche o di noiosi meccanismi di un software di post produzione ma vorrei ragionare insieme a voi sul corretto approccio o meglio, sull’approccio che io ritengo tale, per la fotografia di paesaggio.

Ansel Adams

“Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito, e le persone che hai amato”

― Ansel Adams 

..ancora?

Sei un amante della fotografia ma non sai da dove iniziare?

Per le persone che mi seguono dal giorno zero, ovvero il giorno dell’apertura del mio sito, sapranno che questa citazione di uno dei grandi maestri della fotografia mondiale la utilizzai in un altro articolo ovvero “l’importanza della composizione“. Oggi voglio ripartire proprio da questo perché sono passati quasi quattro anni dalla sua pubblicazione e oltre 10 da quando presi in mano la prima macchina fotografica.
Ne è passata di acqua sotto i ponti e dentro le mie povere scarpre a furia di viaggiare per il mondo, il tutto per scoprire nuovi posti e permettere anche a voi di viverli insieme a me ma una cosa non è mai cambiata, il mio approccio alla fotografia.

“Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito, e le persone che hai amato” 
Cosa sigifnicano queste parole per voi? Per me è importante aver capito e interiorizzato che tutto il mio processo creativo nasce e viene influenzato dalle persone che ho vicino, dalle esperienze che vivo e dalle persone che amo. Ho sempre preso le decisioni nella mia vita col cuore, di pancia come si dice, e tutta la mia carriera è basata su questo.

..e le persone che hai amato.” è forse la frase che più sento mia perché credo che tutto sia mosso da delle energie, positive e negative, credo che il mondo ci dia dei segnali. Non sono credente e non sono superstizioso ma alle volte è bello credere. Credere che tutto avvenga per una ragione, che quella domenica pomeriggio tutto ti abbia spinto per essere li, in quel preciso luogo, sotto quel preciso albero, a scattare quella precisa fotografia.

Ormai sono anni che insegno fotografia. 14 anni che scatto e oltre 5 che insegno questa meravigliosa arte e credo sia giunto per me il momento di spiegarvi come io scopro nuovi posti e come si svolge una mia sessione fotografica. La risposta non vi piacerà penso, perché va contro tutto quello che insegno ai miei workshop e tour con Canon e gli altri sponsor/collaboratori ma è la risposta è la seguente: completamente votata alla casualità e il più delle volte con un intoppo più o meno divertente.
Lasciatemi spiegare prima che perdiate tutta la credibilità, spero, che abbiate in me e nel mio lavoro.

Oggi specialmente viviamo in un mondo di imitazioni, dove tutti non amano più la ricerca ma vogliono andare in un posto, scattare una fotografia “sicura” e tornare a casa. Zero fatica e zero rischio. Ecco, io sono ompletamente l’opposto.

Quando mi viene proposto di andare in un luogo che non conosco, in un posto che non ho mai visto, la prima cosa che faccio è IMPORMI di non andare a vedere il posto che visiterò, mi fido delle mie “guide”.

Ed ecco che qui si ritorna alla frase del grande Ansel Adams “e le persone che hai amato” perché è solo grazie alle persone che ami e alle persone che hai vicino che puoi avere l’immenso privilegio di vedere i luoghi con i loro occhi, di assaporare quei posti come loro li hanno vissuti, da piccoli o magari in qualche occasione speciale, delle emozioni che hanno provato e di quelle che tu stai per provare. 

Spesso io scatto senza fotocamera, lascio sempre tutta l’attrezzatura nello zaino, cammino e mentre cammino mi lascio raccontare di questo posto, della sua storia o di cosa signifca questo posto per le persone che ho vicino. Poi durante la giornata, abbandonando lo zaino da qualche parte, inizio a comporre. Mi accovaccio, mi sdraio, mi arrampico sugli alberi e vago senza uno scopo finchè qualcosa non cattura la mia attenzione e proprio li, allora, tiro fuori l’attrezzatura e scatto. A questo punto chiaramente controllo dove andrà a morire il sole, le linee guida e tutti i tecnicismi che voi stessi avete imparato nei miei corsi e numerosi workshop, masterclass e tour, ma è solo l’ultimo piccolissimo pezzo del puzzle. La sessione fotografica per me è 90% ricerca, scoperta ed emozione e 10% tecnica.

Tutti basiamo la nostra vita su dei preconcetti, su dei dogmi che ci ripetiamo così tanto da assimilarli nel nostro pensiero comune. Siamo schiavi della società e del pensiero collettivo, di questi tempi bui e grigi dove tutto quello che conta è fatturare, consumare, inghiottire e rigurgitare il prossimo avendo l’impressione di non poterci mai fermare senza la paura di essere noi le prede finali di questo gioco, ma io sono qui per dirvi che non è così. Ci saranno giorni bui e ci saranno giorni felici, ma io vi auguro di non lasciarvi mai sopraffarre dalla negatività e di vivere sempre la vita alla ricerca della serentià e non della felicità, perché quest’ultima è fugace, è un battito di ciglia all’interno di una conversazione mentre la serenità, quella è una condizione perpetua e perenne.

Questo non so se è un articolo di curiosità ma comunque l’ho inserito in questa categoria. Più che un attività divulgativa questo è uno sfogo, un bisogno di esternare qualcosa che tengo dentro da tempo e che, tramite una fotografia o tramite scrittura, doveva uscire fuori. Grazie ancora a chiunque si sia annoiato fino a questo punto e vi ricordo che se amate la fotografia potete entrare in questo gruppo di fotografia di WhatsApp, niente corsi, niente spam, solo amici, amanti della natura e della fotografia.

Grazie a tutti per l’attenzione, ci vediamo al prossimo articolo. 

Erik Colombo