Le basi della fotografia notturna

 

Ormai mi conoscete bene, credo che la fotografia sia una forma di amore e, come tale, l’unico modo corretto per amare è condividere. Condividere le proprie conoscenze, le proprie esperienze e soprattutto il proprio modo di vedere il mondo.

Vi presento Loris Ferrini, un tempo mio studente, ora mio amico e un grandissimo professionista del settore Astro! Lo rivedremo spesso anche su questo blog.

Buona lettura!

 

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La fotografia notturna (o nightscape) e l’astrofotografia vera e propria, si basano su due concetti fondamentali, ovvero: quello della somma e quello dell’unione.

In entrambi i casi dovremo partire da una sequenza di scatti e poi elaborarli in modo differente; quindi, tutto la fotografia notturna non si basa su uno scatto singolo, ma sempre su una sequenza di scatti che poi andremo a trattare.

In particolare:

  • nella somma, o stacking, dovremo partire da foto singole in cui le stelle sono puntiformi e l’elaborazione consiste nel mettere una foto sopra l’altra, facendo combaciare stella su stella, in modo da aumentare il rapporto segnale/rumore.

Questa tecnica è alla base per le classiche foto alla Via Lattea e di profondo cielo.

Dal punto di vista tecnico, i tre parametri fondamentali (tempi – diaframma – ISO) li dovremo gestire con delle regole ben precise: gli ISO li dovremo impostare ad un valore medio/alto (tra gli 800 e i 6400 in base al sensore) perché siamo di notte e dobbiamo rendere il nostro sensore sensibile alla poca luce che c’è. Esiste un valore specifico per ogni sensore che si chiama “best ISO”, ovvero il valore a cui ogni sensore ha la miglior risposta segnale/rumore.

Per quanto riguarda il diaframma, anche qui non dovremmo utilizzarlo al suo valore massimo di apertura, perché qualunque obiettivo, anche i più costosi, a tutta apertura non riescono a correggere bene il campo sul sensore e quindi verso gli angoli o i bordi, avrò le stelle allungate. Ciò è dovuto da un’aberrazione ottica chiamata “curvatura di campo”. Per risolvere questo problema basta chiudere il diaframma di uno, o massimo due stop, così da correggere automaticamente i problemi ottici presenti e avere stelle puntiformi su tutto il frame.

Infine, per quanto riguarda i tempi, dal momento che avremo la macchina fotografica ferma sul cavalletto e il cielo, dal nostro punto di vista, si muove, avremo un determinato limite di secondi entro il quale le stelle sono ancora puntiformi. Questo dipende dall’accoppiata lunghezza focale dell’obiettivo e sensore. In base quindi a queste caratteristiche potremo fare scatti lunghi dai 3 fino ai 20 secondi, oltre i quali le stelle diventeranno un po’ allungate e, in questo particolare tipo di tecnica, non va bene. Un’altra cosa importante da tenere a mente è considerare una piccola pausa fra uno scatto e l’altro, in modo tale da lasciar riposare il sensore dopo lo scatto.

    QUALCHE ESEMPIO DI ASTRO E PAESAGGISTICA INSIEME

    CONSIGLI E TRUCCHI

    Se l’articolo ti è piaciuto ti consiglio di iniziare a seguire @loris_ferrini_photography su instagram e sul suo sito web

    Se siete interessati a qualche informazione più tecnica vi lascio il link del mio corso di post produzione dove affronto questa tecnica privatamente, anche sulle vostre fotografie.

    Spero che la recensione vi sia piaciuta, per qualsiasi domanda non esitate a contattarmi tramite il form nella sezione contatti.

     

    Ci vediamo al prossimo articolo, a presto,

    Erik